CANTICO ETERNO

Simone Beneventi: percussioni

Concept

Performance di percussioni insolite, evocative nel nome e nella sostanza: gong antichi, meccaniche e marchingegni di suggestione insieme sonora e visiva.

Repertorio

– Luigi Ceccarelli, TITANIC & ICARUS S.P.A. (1984 – rev. 2020) per un percussionista e 4 eccitatori di vibrazione, 18’ 

“Titanic & Icarus s.p.a. è un lavoro composto secondo un processo di stratificazioni. Si parte da un nastro magnetico sul quale sono memorizzati i segnali ottenuti da una sintesi di suoni sinusoidali. Queste oscillazioni non vengono ascoltate, ma sono inviate a quattro eccitatori di vibrazione i quali, a loro volta, mettono in vibrazione tre piatti e un tam-tam. Con questo sistema gli strumenti a percussione acquistano caratteristiche inusitate: suoni di spettro molto puro e senza attacco con possibilità di ottenere note di diversa altezza. All’interno di questa “macchina” autosufficiente, l’azione del percussionista non è volta a generare ulteriori suoni, ma a variare quelli già presenti, appoggiando sul corpo vibrante bacchette di vario tipo che daranno una caratteristica timbrica diversa a seconda del tipo di materiale che le costituisce. Il risultato globale di queste operazioni viene poi rilevato da una serie di microfoni posti molto vicino agli strumenti e viene mandato ad un sistema di ascolto quadrifonico.” (L.C.)

Mario Bertoncini, ALLELUIA (1982) per 8 gong (7 giapponesi antichi + 1 gong Paiste di 70 cm) suonati su una meccanica di pianoforte a coda. 1 esecutore, 12’

“Nel 1968 stavo in Grecia nella zona dei Meteora in Tessaglia tra questi stranissimi piccoli monasteri arrampicati su un ciottolo enorme e un giorno sentii un suono di campane meraviglioso. Mi avvicinai al monaco che stava producendo questi suoni incredibili e vidi che la campana era invece una lastra di legno durissimo, più duro del palissandro, più duro del tek non so che cosa fosse, aveva una risonanza incredibile quasi metallica. Lui produceva dei ritmi rapidissimi come una invocazione ripetuta, e io dissi “Questa cosa la devo fare anche io!”. Questo è l’antefatto. In Alleluia, un insieme di 8 gong disposti orizzontalmente, in semicerchio, e sorretti da una struttura rotante, è messo in vibrazione dal sistema meccanico di un pianoforte a coda. L’esecuzione rapidissima e di precisione percussiva pianistica ‹di figure poliritmiche, l’angolo di incidenza variabile dei martelletti prodotto dalla rotazione, grazie alla risonanza dei gong, generano un fluire incessante e cangiante di timbri sonori.” (M.B.)

– Thomas Meadowcroft, PLAIN MOVIN LANDFILL (2003) installazione-concerto per un percussionista e otto tracce audio lo-fi distribuite nell’ambiente, 14’ 

“Si ispira ai vari strati che si trovano nei siti di raccolta di spazzatura all’aperto dell’Australia rurale. Ogni piccola città in Australia ha un punto dove la spazzatura viene scaricata, il subconscio collettivo ambientale degli abitanti della città. Qui i rifiuti vengono schiacciati, sepolti e ricoperti con erba o altra vegetazione leggera. Come un processo dinamico ma comunque lento, tutte le fasi di decomposizione sono spesso visibili contemporaneamente: da mucchi aperti di spazzatura fresca fino a complete “pianure ondulate”. PML è stato modellato sul design della discarica nella misura in cui pur continuando ad aggiungere materiale (o rifiuti), si giunge sempre alla stessa forma finale. A sua volta, il pezzo si compone di piccoli frammenti isolati e pezzi per percussione solista che vengono ‘pressati’ insieme in una partitura da usare nella performance. PML usa oggetti trovati come strumenti musicali. L’ arte degli strumenti di recupero è fondamentale nello sviluppo degli strumenti a percussione. Qui, la versione povera di un armonium è stata realizzata collegando con dei tubi delle Melodiche a delle pompe a pedale. PML usa una serie di altoparlanti di diversa qualità audio in cui ‘il vecchio e il nuovo coesistono pacificamente’. PML è stato ispirato dai viaggi fatti alla domenica mattina da bambino alla discarica alla fine della città. I ricordi delle prime domande su quello che facciamo con tutta la nostra ‘roba’, l’arte della costruzione di discariche e di interramento dei rifiuti, restano ‘in movimento’.” (T.M.)

– Mario Bertoncini, TUNE (1965) per una o più serie di 5 piatti sospesi (e nastro, per versione in solo), durata variabile 

“Avevo cominciato nel 1962/63 a fare esperimenti estraendo suoni continui sia da strumenti idiofoni, specialmente piatti, sia dal pianoforte, con tecniche diverse che avevo trovato e poi portato nel GINC (Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza). Il titolo significa canto o canzone in inglese. C’è un’allusione a questa possibile interpretazione fonica che emerge da questa maniera diciamo alternativa – per l’epoca – di trattare lo strumento. In queste pagine tutti questi eventi sono notati per essere eseguiti una volta sola, scegliendo il percorso liberamente ma in sintonia con il criterio dell’informale, della non ripetizione e dell’asimmetria totale, dell’irregolarità assoluta. La forma più interessante è quella di far scoppiare questo ductus, farlo esplodere. Bisogna capire da dove cominciano gli eventi e scegliere un tempo interiore, musicale, non cervellotico. Bisogna considerare una lettura in senso progressivo, scegliere la propria velocità, contare se si vuole, rallentare o accelerare a piacimento ma sempre seguendo la suggestione del gesto che è notato, scritto.” (M.B.)

– Alexander Knaifel, SOLARIS (1980) frammento di Canticum Eternum per 35 gong a mammella, 12’

“Verso la fine degli anni ‘70, affascinato dal romanzo capolavoro della fantascienza filosofica di Stanisław Lem, Solaris, ebbi l’idea di realizzarne una trasposizione musicale. Ne parlai con Stanisław il quale, confessandomi con ilarità delle sue scarse doti musicali, acconsentì incoraggiandomi a realizzare il mio progetto”.  

“Solaris – il diapason per il respiro del mistero della nostra coscienza – è imperscrutabilità e indistruttibile unicità”. (A.K.) 

Solaris, il grande pianeta vivente dotato di capacità cosciente di reazione, legata alle apparizioni di fantasmi, proiezioni viventi di incubi, sogni e fantasie. Una avventura avvincente carica di attesa e di mistero. Ma si potrebbe dire anche un’avventura epistemologica, nel senso che presenta alla lente della riflessione un numero enorme di quesiti che abitano i rami della filosofia. Fra essi, il più suggestivo sembra essere il tema dell’Identità, del Soggetto, dell’Io. Non esiste l’Io unico e identico a sé stesso. Ognuno è un arcipelago di Io, e ciascuna delle isole di questo arcipelago si muove nei confronti dell’Io che le contiene, come un universo parallelo.