BOGADNOVIANA
WuMing 2 – voce
Andrea Rebaudengo – pianoforte
Simone Beneventi – percussioni
Nel 1922, durante la sua permanenza in Unione Sovietica, Antonio Gramsci si cimentò nella traduzione di un romanzo di fantascienza russo, insieme alla futura moglie Julia Šucht.
Il risultato del loro lavoro a quattro mani è andato perduto, ma il testo originale doveva essere “Stella Rossa” – un’ambigua utopia dove s’immagina che i marziani abbiano compiuto una rivoluzione socialista e vogliano esportarla sulla Terra, in nome dell’interplanetarismo.
Lo spettacolo racconta i pensieri, la vita e le opere dell’autore di quel libro, Aleksandr Bogdanov, che ai primi del Novecento ebbe un ruolo pari a quello di Lenin nel plasmare la politica dei bolscevichi. Ma allo stesso tempo fu scrittore, organizzatore di rapine, marxista eretico, esploratore di nuovi campi scientifici, fondatore del Proletkul’t – l’organizzazione per la Cultura Proletaria, costruttore di gigantesche architetture teoriche, ufficiale medico nelle trincee della Grande Guerra e infine pioniere delle trasfusioni di sangue – intese come superamento della proprietà privata dei liquidi corporei.
La narrazione delle gesta di Bogdanov si dispiega attraverso la lettura di documenti d’archivio e testi tratti dal romanzo Proletkult del collettivo Wu Ming (Einaudi, 2018), alternata e sovrapposta a brani di musicisti sovietici suoi contemporanei (Šostakovič, Roslavec, Prokoviev) oppure scelti per ragioni tematiche (L’inno dei cosmonauti, Échecs di J. Absil, Discorso di Gagarin attorno alla terra di M. Lanza). Tutto il repertorio è arrangiato per pianoforte e percussioni varie (xilofono, glockenspiel, oggetti). Il brano Potpourri di Nikolai Roslavec, ritrovato di recente da Simone Beneventi in un archivio moscovita, non è mai stato eseguito prima d’ora.